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Francesco Venturini e Gloria Bedocchi sono, rispettivamente, un bancario e una farmacista, due amici che hanno sempre condiviso, oltre ai valori della Fede Cristiana, una grandissima passione per la musica, rispettivamente lui come autore di testi e lei come compositrice (in passato, ha fatto parte come cantante di diversi cori polifonici).
Durante un periodo della vita per loro non facile, hanno deciso di provare a coltivare la loro Fede Cristiana in modo ancora più attivo e, facendo leva sulla loro passione per la musica, è nata così il loro canto “Come un faro nel buio” (successivamente anche approvato dall’Ufficio Liturgico Diocesano dell’Arcidiocesi di Bologna), un canto con cui hanno voluto rendere grazie al Signore, che ha sempre per loro rappresentato una guida sicura per seguire per la giusta via da percorrere.

Come un faro nel buio
(testo di Francesco Venturini, melodia di Gloria Bedocchi, elaborazione e armonizzazione di Alessandra Mazzanti)

A Te, Signore, ci rivolgiamo,
con tutto il cuore noi Ti chiediamo
di perdonare i nostri peccati,
e grazie a Te saremo salvati…

Rit.
Come un faro nel buio sei per noi, Signore,
che ci illumina sempre nelle notti più oscure…
Quando noi Ti preghiamo vieni con la Tua luce
a indicarci la strada e a donarci la pace…

La Tua Parola è fonte di vita
di verità e di gioia infinita…
A chi la osserva Tu sei vicino,
In ogni istante lungo il cammino…

Sei Tu la sola via da seguire,
che non dobbiamo mai abbandonare…
Senza di Te noi siamo perduti:
vaghiamo disperati e smarriti…


Citazione spirituale

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Invece vorrei giocare

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Cairoli Laura

IO STO CON LA CHIESA

Non come voglio io, ma come vuoi Tu, o Dio

INTRODUZIONE

E' ancora possibile presentare all'uomo di oggi, al credente militante ed impegnato nella Chiesa postconciliare, un libretto di un autore del Medio Evo? E' ancora possibile che pagine essenzialmente ascetiche possano interessare il cristiano di oggi, così attento alle "realtà terrestri", così immerso nella costruzione del mondo? E' ancora possibile che L'Imitazione di Cristo dica qualcosa e riesca comprensibile spiritualmente per le nuove generazioni sedotte dalle ideologie dominanti, che propongono e cercano di far diventare prassi l'amore intraumano, le liberazioni storiche, sociali e politiche?La stessa Chiesa, dai suoi vertici fino alla base, impegnata a coniugare la promozione umana con tutti i suoi ministeri e la sua stessa presenza nel mondo, cosa può farsene di questo libretto?

Questi non vogliono essere interrogativi retorici, ma occorre pur fare i conti tra l'attuale linea emergente e questo libretto che per secoli ha rappresentato il libro "communis" della spiritualità cristiana, certamente il libro più letto dopo il Vangelo, meditato nei monasteri, letto nella vita religiosa e sacerdotale, tenuto come manuale di formazione cristiana robusta per tante generazioni di laici, di cristiani nel mondo.

Personalmente sono profondamente convinto che di questo libretto non ci si può sbarazzare troppo velocemente, anche se indubbiasmente non può essere ritenuto "il quinto Vangelo", come lo definiva Bossuet, o "il più bel libro uscito dalle mani umane essendo l'Evangelo scritto da Dio", come pensava l'abate di Olivet.

L'Imitazione di Cristo ha il grande merito di essere una traccia di ascesi cristiana profonda, spontanea, attentissima al quotidiano del'uomo, ma soprattutto semplice e per questo veramente traccia "communis" per ogni cristiano che vi può trovare consolazione, pace, serenità in ogni sua situazione.

Non è un libro teologico, perchè lontano dalle grandi speculazioni, non è un libro devozionale e tantomeno mistico: al lettore attento pone sempre interrogativi di revisione dell sua vita, fornendogli poi elementi edificanti ed ascetici. Il titolo stesso non deve tradire il lettore di questo nostro tempo, perchè in realtà il libro non propone un modello-Gesù di cui farsi imitatore ponendosi sullo stesso piano e trascurando il suo ruolo unico di Cristo e di Signore, nè ci invita a rifare ciò che lui ha fatto una volta per tutte e definitivamente, ma piuttosto, senza giungere ad una proposizione della sequela nel senso forte neotestamentario, delinea una strada ascetica nella ricerca di Dio.

ENZO BIANCHI

monaco di Bose

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