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Invece vorrei giocare

Invece vorrei giocare

Cairoli Laura

IO STO CON LA CHIESA

Madre mia preservami oggi dal peccato mortale

A Parigi, al numero civico 140 di Rue Du Bac, c’è un Santuario, nel quale si trova la Cappella della Medaglia miracolosa: non è molto distante dal Louvre ed è comodamente raggiungibile mediante la metropolitana che ha una delle sue fermate proprio a Rue Du Bac.
           La Cappella della Medaglia miracolosa attira ogni anno un milione di pellegrini, persone di ogni razza e colore, che vengono qui, nel cuore di Parigi, a cercare una risposta ai loro problemi esistenziali, a chiedere grazie alla Madre che tutto sa e comprende e con cui ci si può sfogare come soltanto con una madre è possibile fare, nel più assoluto silenzio, in un clima di grande fervore
e raccoglimento.
È il mistero di Rue du Bac, un mistero che nasce 174 anni fa...

Nella notte del 18 luglio 1830, verso le ore 23,30, S. Caterina Labouré, giovane religiosa nel convento parigino delle Figlie della Carità di S. Vincenzo De Paoli, si sentì chiamare per nome dai piedi del letto:
"Suor Labouré! ... Suor Labouré!...". Si svegliò di soprassalto, guardò dalla parte donde veniva la voce, che era dal lato del passaggio del letto, tirò la cortina e vide un Fanciullo vestito di bianco, dai quattro ai cinque anni, il quale le dice: “Vieni in cappella; la Madonna ti aspetta”. La novizia non se lo fece ripetere. Si vestì e seguì la sua guida celeste.

Dalle parole della santa: “Il Fanciullo mi condusse nel presbiterio, dove io mi posi in ginocchio, mentre il Fanciullino rimase tutto il tempo in piedi. Parendomi il tempo troppo lungo, ogni tanto guardavo per timore che le suore vegliatrici passassero dalla tribuna. Finalmente giunse il sospirato momento. Il Fanciullino mi avverti, dicendomi: “Ecco la Madonna, eccola!”. Sentii un rumore come il fruscio di vesti di seta venire dalla parte della tribuna, presso il quadro di San Giuseppe, e vidi la Santissima Vergine che venne a posarsi sui gradini dell'altare dal lato del Vangelo.

Dire ciò che provai in quel momento e ciò che succedeva in me, mi sarebbe impossibile… Io, guardando la Santissima Vergine, spiccai allora un salto verso di Lei, ed inginocchiandomi sui gradini dell'altare, appoggiai le mani sulle ginocchia di Maria...Fu quello il momento più dolce della mia vita…

Figlia mia - mi disse la Madonna - Dio vuole affidarti una missione. Avrai molto da soffrire, ma soffrirai volentieri, pensando che si tratta della gloria di Dio. Avrai la grazia; dì tutto quanto in te succede, con semplicità e confidenza. Vedrai certe cose, sarai ispirata nelle vostre orazioni, rendine conto a chi é incaricato dell'anima tua...”.
Quanto tempo restassi con la Madonna, non saprei dire: tutto quello che so è che, dopo di avermi lungamente parlato, se ne andò scomparendo come ombra che svanisce, dirigendosi verso la tribuna, per quella parte da cui era venuta. Tornata a letto, sentii suonare le due e non ripresi più il sonno”.

Il 27 Novembre dello stesso anno, alle 17,30, Caterina ha una nuova visione durante la meditazione in cappella. Senza che nessuno se ne accorgesse, l'ormai noto fruscio di veste di seta la scosse. Con un tuffo al cuore alzò gli occhi e scorse sull'altare maggiore la Madonna. Aveva una veste color bianco-aurora, un manto azzurro, un velo bianco in testa ed era ritta su di una mezza sfera. All'altezza del cuore, l'Immacolata reggeva con le mani e stringeva amorosamente un altro globicino dorato, offrendolo a Dio con atteggiamento materno.

Dalle parole della santa:

"Il 27 novembre 1830, che era il sabato antecedente la prima domenica di Avvento, alle cinque e mezza del pomeriggio, facendo la meditazione in profondo silenzio, mi parve di sentire dal lato destro della cappella un rumore, come il fruscio di una veste di seta. Avendo volto lo sguardo a quel lato, vidi la Santissima Vergine all'altezza del quadro di San Giuseppe....

 

Il viso era abbastanza scoperto, i piedi poggiavano sopra un globo o meglio sopra un mezzo globo, o almeno io non ne vidi che una metà, e schiacciava un serpente. Le sue mani, elevate all'altezza della cintura, mantenevano in modo naturale un altro globo più piccolo, che rappresentava l'universo.

Ella aveva gli occhi rivolti al cielo, e il suo volto diventò splendente mentre presentava il globo a Nostro Signore.

Mentre io ero intenta a contemplarla, la Santissima Vergine abbassò gli occhi verso di me, e si fece sentire una voce che mi disse: "Questo globo rappresenta tutto il mondo, in particolare la Francia e ogni singola persona...".

 

Tutto ad un tratto, le sue dita si ricoprirono di anelli, ornati di pietre preziose, le une più belle delle altre, le une più grosse e le altre più piccole, le quali gettavano dei raggi luminosi.

Io qui non so ridire ciò che provai e ciò che vidi, la bellezza e lo splendore dei raggi così sfolgoranti!...

E la Vergine aggiunse:

"I raggi sono il simbolo delle grazie che io spargo sulle persone che me le domandano", facendomi così comprendere quanto è dolce pregare la Santissima Vergine e quanto Ella è generosa con le persone che la pregano; e quante grazie Ella accorda alle persone che le cercano e quale gioia Ella prova a concederle.

Tra le gemme ve ne erano alcune che non mandavano raggi. Mentre ella se ne stupiva, sentì la voce di Maria che diceva:

"Le gemme dalle quali non partono raggi sono simbolo delle grazie che si dimentica di chiedermi".

 

Ed ecco formarsi intorno alla Santissima Vergine un quadro alquanto ovale, sul quale, in alto, a modo di semicerchio, dalla mano destra alla sinistra di Maria si leggevano queste parole, scritte a lettere d'oro:

"O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te".

Allora si fece sentire una voce che mi disse:

"Fa' coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie; specialmente portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia".

All'istante mi parve che il quadro si voltasse e io vidi il rovescio della medaglia.

Vi era il monogramma di Maria, ossia la lettera M sormontata da una croce e, come base di questa croce, una spessa riga, ossia la lettera I, monogramma di Gesù, Jesus. Al di sotto dei due monogrammi, vi erano i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, circondato il primo da una corona di spine e trafitto il secondo da una spada".

 

     Questa Medaglia è stata coniata per ordine di Maria Ss.ma stessa, come segno di amore, pegno di protezione e sorgente di grazie.

La medaglia dell'Immacolata, coniata nel 1832, fu denominata dal popolo stesso Medaglia “Miracolosa” per eccellenza, per il gran numero di grazie spirituali e materiali ottenute per intercessione di Maria.

Nel febbraio del 1832 scoppia a Parigi una terribile epidemia di colera, che provocherà più di 20.000 morti. In giugno, le Figlie della Carità cominciano a distribuire le prime 2.000 medaglie, fatte coniare da Padre Aladel. Le guarigioni si moltiplicano, come le protezioni prodigiose e le conversioni spirituali. Il popolo di Parigi comincia a chiamare la medaglia “miracolosa”.

  Il dogma dell'Immacolata Concezione  
     
  La verità di fede espressa dalle parole incise sulla Medaglia  miracolosa: "O Maria concepita senza peccato..." anticipava la solenne definizione della Chiesa fatta da Pio IX l'8 dicembre 1854, confermata poi dalla Madonna a Lourdes nel 1858 con le parole dette a Bernardetta: "Io sono l'Immacolata Concezione". In questa verità si evidenziano almeno tre dei privilegi di cui è ricca la Madonna: l'immacolatezza della sua concezione, la sua mediazione universale, la sua regalità. Così Maria è a pieno diritto nel "Mistero di Cristo e della Chiesa".  
     
 

La Milizia dell'Immacolata

e la Medaglia miracolosa

 
     
 

Nel solco della tradizione francescana, il "Mistero dell'Immacolata concezione" di Maria diviene per p. Kolbe un ideale di vita e di apostolato.

Turbato dalle intemperanze di quei tempi contro la Chiesa e il Papa, fonda a Roma il 16 Ottobre 1917 la Milizia dell'Immacolata, movimento francescano mariano missionario, aperto a tutti i cristiani. "San Francesco - scrive p. Kolbe - è il modello del missionario e il suo esempio spinge all'apostolato diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime".

 
 

La Milizia dell'Immacolata

e la Medaglia miracolosa

 
     
 

Nel solco della tradizione francescana, il "Mistero dell'Immacolata concezione" di Maria diviene per p. Kolbe un ideale di vita e di apostolato.

Turbato dalle intemperanze di quei tempi contro la Chiesa e il Papa, fonda a Roma il 16 Ottobre 1917 la Milizia dell'Immacolata, movimento francescano mariano missionario, aperto a tutti i cristiani. "San Francesco - scrive p. Kolbe - è il modello del missionario e il suo esempio spinge all'apostolato diretto alla salvezza e alla santificazione delle anime".

 
     
  Attualità dell'apostolato M.I.  
     
 

L'essenza della M.I. è consacrarsi illimitatamente all'Immacolata.

Il suo scopo: far entrare l'Immacolata nei cuori di tutti gli uomini, affinchè Ella li trascini alla conoscenza di Gesù e li infiammi di amore per il suo sacratissimo Cuore.

I mezzi da usare: tutti quelli leciti a propria disposizione, ma soprattutto la stampa e la Medaglia miracolosa; questa è il segno esterno della propria consacrazione e la fonte delle grazie promesse dalla Madonna; strumento di lotta e motivo di preghiera.

Farsi, perciò, interpreti attendibili del Vangelo e capaci di suscitare scelte cristiane e vocazionali con la preghiera, la penitenza, il buon esempio, la cordialità, la dolcezza, la bontà, quale riflesso della bontà dell'Immacolata.

 
 
  VALORIZZARE LA MEDAGLIA MIRACOLOSA  
 

Come segno visibile dell'amore alla Madonna e della fiducia nella sua protezione:

- porta la Medaglia miracolosa,

- diffondila ovunque,

- offrila ai sofferenti, ai malati, a chi non ha più fede,

- falla conoscere ai bambini e ai giovani.

 

Confida nell'aiuto dell'Angelo custode e nell'amore di Maria. Prega con fede l'invocazione della Medaglia con l'aggiunta propria della M. I. suggerita da p. Kolbe:

 

O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che a te ricorriamo e per quanti a te non ricorrono, in particolare per i nemici della santa Chiesa e per quelli che ti sono raccomandati.

 

 

CORONCINA

DELLA VERGINE

DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

SCHEMA 1

(per chiedere qualche grazia)


O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie, scendesti dal cielo per mostrarci quanta cura prendi alle nostre pene e quanto ti adoperi per allontanare da noi i castighi di Dio e ottenerci le sue grazie, soccorrici in questa presente nostra necessità e concedici le grazie che ti domandiamo.

Ave Maria...

O Maria, concepita senza peccato,

prega per noi che ricorriamo a Te!

(3 volte)

O Vergine Immacolata, che ci hai fatto dono della tua Medaglia, quale rimedio a tanti mali spirituali e corporali che ci affliggono, come difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.

Ave Maria...

O Maria, concepita senza peccato,

prega per noi che ricorriamo a Te!

(3 volte)

O Vergine Immacolata, che hai promesso grandi grazie ai devoti della tua Medaglia, se ti avessero invocato con la giaculatoria da te insegnata, noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata Concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.

Ave Maria...

O Maria, concepita senza peccato,

prega per noi che ricorriamo a Te!

(3 volte)

 

CORONCINA

ALLA VERGINE

DELLA MEDAGLIA MIRACOLOSA

SCHEMA 2


O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che ti adoperi per ricondurre gli uomini alla fede e liberarli dal peccato, aiutami a vivere secondo il Vangelo.

Ave Maria...

 

O Vergine Immacolata, che hai donato agli uomini la tua Medaglia, quale rimedio per i mali spirituali e corporali che li affliggono, esaudisci la mia preghiera e proteggimi da ogni pericolo.

Ave Maria...

 

O Vergine Immacolata, che hai promesso grandi a coloro che portano con fiducia la tua Medaglia e la diffondono con zelo, ottienimi la grazia di essere sempre fedele ai doveri cristiani e consolami nella presente necessità.

Ave Maria...

 

 

  NOVENA  
     
1.

O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, mossa a pietà dalle nostre miserie scendesti dal cielo per mostrarci quanta parte prendi alle nostre pene e quanto ti adoperi per stornare da noi i castighi di Dio e impetrarci le sue grazie, muoviti a pietà della presente nostra necessità; consola la nostra afflizione e concedici la grazia che ti domandiamo.

Salve Regina

"O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!".

 
     
2.

O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, che, quale rimedio a tanti mali spirituali e corporali che ci affliggono, ci hai portato la tua Medaglia, affinchè fosse difesa delle anime, medicina dei corpi e conforto di tutti i miseri, ecco che noi la stringiamo riconoscenti sul nostro cuore e ti domandiamo per essa di esaudire la nostra preghiera.

Salve Regina

"O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!".
 
     
3.

O Vergine Immacolata della Medaglia Miracolosa, tu hai promesso che grandi sarebbero state le grazie per i devoti della tua Medaglia che ti avessero invocata con la giaculatoria da te insegnata; ebbene, o Madre, ecco che noi, pieni di fiducia nella tua parola, ricorriamo a te e ti domandiamo, per la tua Immacolata concezione, la grazia di cui abbiamo bisogno.

Salve Regina

"O Maria concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te!".
 

 

  CONSACRAZIONE ALL'IMMACOLATA  
     
 

O Vergine Immacolata, Regina del cielo e della terra, rifugio dei peccatori e Madre nostra amorisissima, cui Dio volle affidare l'intera economia della misericordia, io, indegno peccatore, mi prostro ai tuoi piedi supplicandoti umilemnte di volermi accettare tutto e completamente come cosa e proprietà tua, e di fare ciò che ti piace di me e di tutte le facoltà della mia anima e del mio corpo, di tutta la mia vita, morte ed eternità.

Disponi pure, se vuoi, di tutto me stesso senza alcuna riserva, per compiere ciò che è stato detto di Te: "Ella ti schiaccerà il capo" (Gen 3,15), come pure: "Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero" (Ufficio della B. V. Maria), affinchè nelle tue mani immacolate e misericordiosissime io divenga uno strumento utile per innestare e incrementare il più possibile la tua gloria in tante anime smarrite e indifferenti e per estendere, in tal modo, quanto più possibile il benedetto Regno del sacratissimo Cuore di Gesù. dove Tu entri, infatti, ottieni la grazia della conversione e della santificazione, poichè ogni grazia scorre, attraverso le tue mani, dal cuore dolcissimo di Gesù fino a noi. Amen.

Concedimi di lodarti,

o Vergine santissima.

 

Dammi la forza

contro i tuoi nemici.

 

(S. Massimiliano M. Kolbe)

 

 

     
  SUPPLICA DELLA MEDAGLIA  
 

Da recitarsi alle 17 del 27 Novembre, festa della Medaglia in ogni 27 del mese,

ed in ogni urgente necessità.

 
     
 

O Vergine Immacolata, noi sappiamo che sempre ed ovunque sei disposta ad esaudire le preghiere dei tuoi figli esuli in questa valle di pianto, ma sappiamo pure che vi sono giorni ed ore in cui ti compiaci di spargere più abbondantemente i tesori delle tue grazie. Ebbenem o Maria, eccoci qui prostrati davanti a te, prorpio in quello stesso giorno ed ora benedetta, da te prescelta per la manifestazione della tua Medaglia.

 

Noi veniamo a te, ripieni di immensa gratitudine ed illimitata fiducia. In quest'ora a te si cara, per ringraziarti del gran dono che ci hai fatto donaci la tua immagine, affinchè fosse per noi attestato d'affetto e pegno di protezione. noi dunque ti promettiamo che, secondo il tuo desiderio, la santa Medaglia sarà segno della tua presenza presso di noi, sarà i nostro libro su cui impareremo a conoscere, seguendo il tuo consiglio, quanto cihai amato e ciò che noi dobbiamo fare, perchè non siano inutili tanti sacrifici tuoi e del tuo divin Figlio. Sì, il tuo Cuore trafitto, rappresentato sulla Medaglia, poggerà sempre sul nostro e lo farà palpitare all'unisono col tuo. Lo accenderà d'amore per Gesù e lo fortificherà per portar ogni giorno la propria croce dietro a Lui.

 

Questa è l'ora tua, o Maria, l'ora della tua bontà inesauribile, della tua misericordia trionfante, l'ora in cui facesti sgorgare per mezzo della tua Medaglia, quel torrente di grazie e di prodigi che inondò la terra. Fai, o Madre, che quest'oggi, che ti ricorda la dolce commozione del tuo Cuore, la quale ti spinse a venirci a visitare e a portarci il rimedio di tanti mali, fai che quest'ora sia anche l'ora nostra: l'ora della nostra sincera conversione, e l'ora del pieno esaurimento dei nostri voti.

 

Tu che hai promesso proprio in quest'ora fortunata, che grandi sarebbero state le grazie per chi lo avesse domandate con fiducia: volgi benigna i tuoi sguardi alle nostre suppliche. Noi confessimo di non meritare le tue grazie, ma a chi ricorreremo, o Maria, se non a te, che sei la Madre nostra, nelle cui mani Dio ha posto tutte le sue grazie? Abbi dunque pietà di noi.

 

Te lo domandiamo per la tua Immacolata Concezione e per l'amore che ti spinse a darci la tua preziosa Medaglia. o Consolatrice degli afflitti, che già ti inteneristi slle nostre miserie, guarda ai mali da cui siamo oppressi. Fai che la tua Medaglia sparga su di noi e su tutti i nostri cari i tuoi raggi benefici: guarisca i nostri ammalati, dia la pace alle nostre famiglie, ci scampi da ogni pericolo. Porti la tua Medaglia conforto a chi soffre, consolazione a chi piange, luce e forza a tutti.

 

Ma specialmente permetti, o Maria, che in quest'ora solenne ti domandiamo la conversione dei peccatori, particolarmente di quelli che sono a noi più cari. ricordati che anch'essi sono tuoi figli, che per essi hai sofferto, pregato e pianto. Salvali, o Rifugio dei peccatori, affinchè dopo di averti tutti amata, invocata e servita sulla terra, possiamo venirti a ringraziare e lodare eternamente in Cielo. Così sia.

 

Salve Regina...

 

 

Quasi per scommessa...

          

           Alfonso Ratisbonne, penultimo di dieci figli, appartiene ad una famiglia ebrea di banchieri molto facoltosa, ma il cui senso religioso della tradizione ebraica e la fede nell’unico Dio si erano assai affievoliti, cedendo il posto all’interesse per il denaro. Orfano della mamma a quattro anni e del papà a quattordici, Alfonso è seguito dallo zio Luigi, ricchissimo banchiere senza figli, che provvede ai suoi studi. Frequenta il Collegio reale di Strasburgo, poi un Istituto protestante; consegue il Baccellierato in Lettere e quindi, a Parigi, la Laurea in Diritto.
Nella lettera autobiografica
del 12 aprile 1842 al Padre Dufriche-Desgenettes, così descrive se stesso: «Amavo solo i piaceri; gli affari mi impazientivano e l’aria degli uffici mi soffocava: pensavo che nel mondo si vivesse solo per godere... Non sognavo che feste e piaceri e ad essi mi abbandonavo con passione... Ero un ebreo solo di nome, poiché non credevo nemmeno in Dio! Non aprii mai un libro di religione, e, nella casa di mio zio, come presso i miei fratelli e sorelle, non si praticava la minima Prescrizione del giudaismo».

Una volta conseguita la laurea in giurisprudenza alla Sorbona, inizia a lavorare nella banca di proprietà dello zio. In questo periodo, l'avversione di Alphonse per la fede cattolica, già elevata, si inasprisce ulteriormente a causa della conversione al cattolicesimo del fratello Thèodore, il quale sarà poi ordinato sacerdote nel 1830.

La conversione del fratello Teodoro ha suscitato la reazione ostile di tutta la famiglia, come se avesse tradito il suo popolo. Alfonso dal canto suo rompe ogni relazione con lui e, quando Teodoro partendo saluta i familiari, assicurandoli che avrebbe pregato per tutti loro, Alfonso ride sarcasticamente.  

Alphonse sceglie di sposarsi con la cugina Flora Ratisbonne, bella ed intelligente, minore di 11 anni rispetto ad Alfonso. Ma è troppo giovane ed ancora in età minorile. Gli anziani della famiglia decidono di prendere tempo e di allontanare Alfonso da Strasburgo, con un lungo viaggio turistico, dovunque gli sia gradito. Egli decide per l’Oriente, attraverso la Costa Azzurra, l’Italia, Malta e l’Egeo, e Costantinopoli come meta finale. Flora, preoccupata per la sua salute e più per la sua fede ebraica, gli fa giurare di non visitare Roma perché vi perversa la malaria, e perché il centro della cattolicità è un pericolo di perversione.
Invece,
a causa di una avaria alla nave che lo trasporta, è però costretto a fermarsi alcuni giorni a Roma, in attesa delle necessarie riparazioni. Qui incontra il barone Teodoro de Bussières, fervente cattolico e amico del fratello sacerdote.

 

Sfidando l'anticlericalismo di Ratisbonne, una sera il barone gli dona una Medaglia Miracolosa, di cui era molto devoto: solo per un semplice atto di cortesia e per non procurare dispiacere all'amico, Alphonse accetta di mettersela al collo, così come accetta di ricopiare il Memorare (Ricordati piissima Vergine...), la celebre preghiera mariana attribuita a Bernardo di Chiaravalle . Nel frattempo decide di prolungare di qualche giorno la sua permanenza a Roma, visitando il ghetto il 6 gennaio 1842.

La mattina del 20 gennaio 1842 verso le 12.45 si trova sulla carrozza del barone de Bussières, che si sta recando alla chiesa di S. Andrea delle Fratte, nei pressi di piazza di Spagna, per organizzare il funerale di un diplomatico. Mentre il barone è in colloquio con il Parroco, sebbene avesse affermato di voler attendere l'amico a bordo della carrozza, Alphonse, spinto dalla curiosità, decide di visitare l'interno della chiesa. Alfonso visita curioso, con sguardo freddo ed indifferente la Chiesa, dove si stanno facendo i preparativi per il funerale del conte di Laferronnays.

 

Passati non più di 10 minuti, rientrato in Chiesa, l’amico Teodoro trova Alfonso inginocchiato davanti alla cappella di S. Michele, profondamente assorto, quasi in estasi. «Ho dovuto toccarlo tre o quattro volte – scrive due giorni dopo al fratello di Alfonso – e poi finalmente volse verso di me la faccia bagnata di lacrime, con le mani giunte e con un’espressione impossibile a rendersi... Poi estrasse dal petto la Medaglia Miracolosa, la coprì di baci e di lacrime e proferì queste parole: “Ah! Come sono felice, quanto è buono Dio, che pienezza di grazia e di felicità!”».

Passata la commozione del momento, Alfonso viene accompagnato prima in albergo e poi nella Chiesa del Gesù, dal Padre Filippo Villefort che gli ordina di raccontare quanto ha visto e sperimentato. Alfonso, stringendo in mano la Medaglia Miracolosa, con commozione la bacia ed esclama: “L’ho vista, l’ho vista, l’ho vista!”. A stento poi, dominando la forte emozione, continua il suo racconto:

 

«Stavo da poco in Chiesa, quando all’improvviso mi sentii preso da uno strano turbamento e vidi scendere un velo davanti a me, l’intero edificio è scomparso dai miei occhi, la chiesa mi sembrò tutta oscura, eccettuata una cappella, come se la luce si fosse concentrata tutta là.

Levai comunque gli occhi verso la luce che tanto risplendeva e vidi sull’altare, in piedi, viva, grande, fulgida, piena di maestà e di dolcezza, la Vergine Maria, così come è nella Medaglia Miracolosa.  

Una forza irresistibile mi spinse verso di Lei, che parve dicesse: “Basta così”.

Non lo disse ma capii. Mi fece cenno con la mano di inginocchiarmi.

A tal vista caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo; cercai, quindi, varie volte di alzare gli occhi verso la Santissima Vergine, ma la riverenza e lo splendore me li faceva abbassare, ciò che, però, non impediva l'evidenza di quell'apparizione. Fissai le di Lei mani, e vidi in esse l'espressione del perdono e della misericordia».

 

Nella deposizione del Processo canonico del 18/19 Febbraio 1842, Alfonso completerà: «Alla presenza della SS. Vergine, quantunque non mi dicesse una parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica: in una parola compresi tutto di colpo».

 

"Provavo un cambiamento così totale che mi credevo un altro. Cercavo di ritrovarmi e non mi ritrovavo... La gioia più grande si sprigionava dal fondo della mia anima; non potetti parlare; non volli rivelar niente; sentivo in me qualche cosa di solenne e di sacro che mi fece chiedere un sacerdote... Vi fui condotto, e solo dopo averne avuto l'ordine positivo ne parlai come mi era possibile, in ginocchio e col cuore tremante. (...)

 

"Tutto quel che posso dire, è che al momento del prodigio, la benda cadde dai miei occhi; non una sola benda, ma una quantità di bende che mi avevano avvolto disparvero una dopo l'altra rapidamente, come la neve e il fango e il ghiaccio sotto l'azione di un sole cocente.

"Uscivo da una tomba, da un abisso di tenebre, ed ero vivo, perfettamente vivo... Ma piangevo! Vedevo nel fondo dell'abisso le miserie estreme dalle quali ero stato strappato da una misericordia infinita; rabbrividivo alla vista di tutte le mie iniquità, ed ero stupito, intenerito, sprofondato in ammirazione e riconoscenza.

 

"Ma si domanda come appresi queste verità, poiché è accertato che non ho mai aperto un libro di religione, non ho mai letto una pagina della Bibbia, e che il dogma del peccato originale, totalmente dimenticato o negato dagli Ebrei dei nostri giorni, non aveva mai occupato un istante il mio pensiero; dubito anche di averne sentito il nome. Come sono arrivato, dunque, a questa conoscenza? Non saprei dirlo. Questo io so: che entrando in chiesa ignoravo tutto; che uscendone vedevo chiaro. Non posso spiegare questo cambiamento che con l'immagine di un uomo il quale si risvegliasse da un sonno profondo, o con quella di un cieco nato che vedesse la luce tutto d'un colpo; vede, ma non può definire la luce che lo illumina e nella quale contempla gli oggetti della sua ammirazione.

 

"Qualunque cosa ne sia di questo linguaggio inesatto e incompleto, il fatto positivo è che io mi trovavo in qualche modo come un essere nuovo, come una tabula rasa... Il mondo non era più niente per me; le prevenzioni contro il cristianesimo non esistevano più; i pregiudizi della mia infanzia non avevano più la minima traccia; l'amore del mio Dio aveva talmente preso il posto di ogni altro amore, che la mia stessa fidanzata mi appariva sotto un altro aspetto. L'amavo come un oggetto che Dio tiene nelle sue mani, come un dono prezioso che fa amare ancora di più il donatore.”

Undici giorni dopo viene ammesso al Battesimo, assumendo il nome di Maria. Dopo essersi riappacificato con il fratello, decide di diventare gesuita e il 24 settembre 1848 è ordinato sacerdote. Nello stesso anno dell'apparizione, il Vicariato di Roma aveva istituito una commissione d'inchiesta per verificare l'autenticità di quanto accaduto. Dopo mesi di deposizioni e testimonianze, il cardinale Costantino Patrizi, il 3 giugno 1842 firma un decreto in cui si riconosce come "istantanea e perfetta" la conversione di Alphonse-Marie dall'ebraismo, a seguito dell'apparizione realmente avvenuta.

Dopo alcuni anni con la Compagnia di Gesù, comprende che la sua missione è accanto al fratello Thèodore, nella Congregazione di Notre Dame de Sion da lui fondata per convertire gli ebrei al cattolicesimo. Lascia i gesuiti (su licenza di papa Pio IX) e si trasferisce in Terra Santa: qui fonda nel 1856 il convento Ecce homo, con annessa scuola e orfanotrofio femminile, a cui seguirà il convento San Giovanni nel 1860 (con annessa chiesa e orfanotrofio) e l'ennesimo orfanotrofio, stavolta maschile e dedicato a San Pietro, accompagnato da una scuola meccanica, presso Giaffa. Muore il 6 maggio 1884 ad Ain Karin, il luogo, secondo la Tradizione cattolica, della visitazione di Maria a Elisabetta.

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